I cristiani davanti al baratro.

Il vero dramma del nostro tempo è che il futuro è divenuto un luogo inabitabile. Il fasto del nostro presente punta dritto nell'abisso. Lo sviluppo economico è in una fase di grave flessione, le disuguaglianze aumentano, fino a rendere meno scontato un futuro di convivenza pacifica. La situazione ambientale del pianeta è una minaccia esistenziale per la specie umana. L'assetto internazionale è e sarà minacciato dalla fine dell'assetto post-seconda guerra mondiale e l'avvicinamento al futuro "multipolare" potrebbe essere molto più spaventoso di quanto si dica nei consessi internazionali. 

Tutti sappiamo queste cose. Per una sorta di errore di nostro fabbricazione, per cui il significato corrisponde al fine, un mondo che finisce nel nulla è un mondo nullo. L'annichilimento del nostro futuro comporta l'annichilimento del nostro presente. 

Rodin, "I borghesi di Calais"


Il problema non è solamente ambientale, economico, politico - ma esistenziale. Io sostengo che la frattura con cui noi facciamo i conti è in verità iniziata molto prima. Non so dire quanto prima. Il totale orrore della prima guerra mondiale, gli sconvoglimenti economici ad essa precedenti, Nietzsche, la morte di Dio. La scommessa, quella della "trasvalutazione dei valori" è fallita. Non siamo riusciti a creare un mondo identico a ciò che vogliamo. O forse ci siamo riusciti, e ora lo piangiamo. Dio è morto, ma noi lo piangiamo. 

Questa è l'ampiezza in cui va inquadrato il nostro tempo, a costo di essere catastrofisti. Abbiamo chi si preoccupa dell'ambiente, chi lotta contro le disuguaglianze, chi contro il maschilismo, chi contro le armi. Nessuna di queste singole lotte è un ponte verso la salvezza, non c'è bisogno di essere salvati dalle grandi aziende, dai grandi cartelli, dai politici ladri, dai maschi, dai costruttori di armi. Estirpata ognuna di queste categorie rimarremo infelici. Non possiamo salvarci - perchè non nascerà mai un bambino che non voglia la mamma tutta per sè e non per suo fratello. Possiamo, però, costruire un mondo in cui essere più felici - intendo in senso morale, in senso veniale, in senso totale. 

Per poter costruire una società che sia rinnovata ma non costretta serve una realtà e un concetto che rinnovi senza costringere: l'amore. Una realtà perchè ciò che ci urge è nel cuore degli uomini e delle donne che vanno incontrati nel reale. Un concetto perchè la nostra crisi è anche una crisi di come abbiamo e ci siamo pensati per dirigere il nostro agire. I cristiani possono, devono reclamare la realtà di un modo di stare-con-gli-altri fondamentalmente informato all'amore. L'amore è, fondamentalmente, il legame tra chi conosce e ciò che è conosciuto. 

Ognuno, per natura, conosce meglio questo o quell'altro, ma difficilmente qualcosa ci è completamente estraneo. Qua sta la forza della comunità cristiana: c'è chi conoscerà meglio i bambini, chi conoscerà meglio i coraggiosi, chi conoscerà meglio la musica, chi conoscerà meglio i libri etc. Ma tutti hanno, nella loro vita, incontrato un bambino, sono stati coraggiosi (o hanno sentito che avrebbero voluto esserlo), hanno udito della musica, visto dei libri. La forza del cristianesimo, che è la forza dell'amore, è che vuole tutto, è una realtà e un concetto integrale. La forza dei cristiani, se sarà, sarà quella di conoscere tutta la realtà della nostra epoca, di poterla abbracciare completamente e, allo stesso tempo, in ogni sua parte.

Allo stesso tempo, però, l'amore non conosce come conosce una fotografia polaroid: tutto ma riflesso in mille dettagli. L'amore è principio unificatore della conoscenza. Ogni vera conoscenza è una conoscenza sintetica, perchè dentro di noi conosciamo il mondo come un'unità. Non davanti al dettaglio, ma all'immagine ampia possono incontrare le persone nella loro attesa ciò che esse attendono: non più soldi, meno uomini o meno aziende, ma uno spazio nuovo. La compressione della realtà del nostro tempo rende tutto denso e già scaduto. Cristo restituisce l'uomo all'uomo e la donna e la donna, lo sottrae al processo storico duro e puro, indica loro una zona d'essere nuova, la propria vita. Gliela restituisce.  

La realtà dell'amore, quando la viviamo e quando la vivremo, ci permette di conoscere le cose per ciò che veramente sono. La trasformazione dei tempi, allora, sarà conseguente. Cristo non ci dà un mondo estraneo, nè un libro delle istruzioni. Piuttosto un mondo che può diventare familiare e in cui sta già tracciata la strada della sua felicità.

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