E' passato il Capodanno e siamo stati traghettati, finalmente, nel 2021. Il Capodanno, aihme, non ha rotto l'incantesimo che avvolge di stranezza il tempo che abitiamo. Allo scoccare della mezzanotte non c'è stato nessun tuono nel cielo, nessuno sconvolgimento. Tutti però abbiamo sentito, spero, una lieve scossa di entusiasmo, perchè, nella fatica di sempre, sembrano preannunciarsi, lontani o vicini, giorni più luminosi. Questo entusiasmo è raro nella stagione grigia e stanca che viviamo, in cui le luminarie brillano di soppiatto, solo per chi scappa dagli appartamenti. Mi piacerebbe, il brivido di ottimismo, metterlo in un barattolo, come quelli per le conserve, e portarmelo in tasca quando finiranno le vacanze.
Può essere uno spunto per tutti: mettere in barattolo il proprio ottimismo. Portarlo sempre con sé, stringerlo ogni giorno, quando qualche giornale rilancia il bollettino quotidiano. Quando ci avveleniamo per il nostro vicino che fa festa, che abbiamo ragione o meno, stringiamoci al nostro ottimismo.
L'emergenza sanitaria ha assestato al tessuto sociale del Paese il colpo definitivo. Se le cacce alle streghe, generalmente, dividono il pubblico, mai il dibattere (o, meglio, il ciarlare) del paese è stato più impegnato in una guerra totale a chi esce a cena, a chi abbraccia un amico, a chi festeggia il capodanno. Tutte posizioni ragionevoli, perfino giuste, ma che vengono portate avanti con un atteggiamento esclusivo, giudicante e, in ultima analisi, infruttuoso.
Chi è più serio nei confronti di questa situazione è chiamato ad avere la stessa serietà, che significa la stessa cura, nei confronti di chi sbaglia. Una serietà che è ben distante dal farisaismo che agita chi si sente più bravo. Chi è più ligio nel rispettare le regole per spirito di responsabilità e non per sterile autocompiacimento manterrà, davanti all'errore, la statura morale, correggerà, aiuterà, perdonerà. Riconoscerà l'irriducibile libertà altrui, che è libertà, purtroppo, anche di sbagliare. Non che questa sia una giustificazione o una scusa per non correggere/punire, ma è, semmai, la protezione contro l'inevitabile follia che coglie il sorvegliante del
Panopticon (il carcere in cui una guardia sorveglia, contemporaneamente, tutti i prigionieri) e l'incentivo per una democrazia matura e solida.
Il primo ingrediente è, come sopra, l'ottimismo, per riscaldare il cuore. Il secondo la fiducia per non impazzire. Non mi va proprio di giudicare chi strappa una regola, un mio coetaneo che fa una cosa che io non farei. Non mi sembra giusto essere giudicato da chi non farebbe quello che farei io. Nei limiti della legge bisogna poter respirare, posizionarsi liberamente.
Non me la sento di giudicare persone di cui non conosco la storia, i dolori, i desideri. Non so se la ragazza di cui guardo le storie su Instagram che festeggia capodanno con le amiche ha perso un parente ed ha un disperato bisogno di affetto, non so se ha un disturbo psichico, potrebbe essere depressa, oppure bulimica.
E' vero, potrebbe essere semplicemente irresponsabile. Ma se c'è una sola persona che ha bisogno di fare uno strappo alla regola questa va tutelata con tutti i mezzi, a costo di lasciare più libertà anche a chi non ha ragioni valide.
Non voglio sentirmi giudicato, come mi sento invece, se decido di abbracciare un amico, di andare a cena da un caro. Potrei essere anche io quella ragazza, potresti essere anche tu che mi leggi.
Ci sono, comunque, delle regole. Le regole vanno rispettate, ma, spesso, ciò a cui si appella non è legalità, il cui perimetro è decisamente nebuloso in questa situazione, ma al senso di responsabilità. Nello spostamento dalla riflessione sulla legge al campo morale si compie, però, un errore grossolano.
Il giusto non può essere, specialmente al di fuori della legge (terrena o divina), una categoria assoluta. La giustizia esiste, così come la sua violazione, sempre in un preciso contesto, in una storia puntuale, in una condizione irripetibile. Le nostre considerazioni, per quanto motivate e serie, devono sempre entrare in punta di piedi nelle vite altrui.
Scrive Aristotele, nell'Etica Nicomachea:
Quindi ciò che è giusto e ciò che è equo sono la stessa cosa e, pur essendo entrambi eccellenti, l'equo è migliore [...] per il fatto che l'equo è una correzione del giusto legale. Ne è causa il fatto che ogni legge è universale, ma su certi argomenti non è possibile pronunciarsi correttamente in forma universale. (V, 1137b)
Bisogna rammendare il nostro tessuto sociale con ottimismo e onestà. Il fondamento di questi due atteggiamenti è comune: la fiducia.
Ci sono buoni motivi per fidarci della scienza tecnica, che in questa pandemia ha mostrato il suo volto migliore, e ci sono buoni motivi per fidarsi del vicino di casa, della ragazza che pubblica una storia con gli amici. Ci vuole attenzione nei confronti delle tante disfunzionalità del sistema paese, ma bisogna riconoscere anche le grandi energie individuali e comunitarie che spesso vi rimediano. La fiducia è sorella della speranza, la virtù dei costruttori.
Avere Speranza è ragionevole e necessario per costruire l'avvenire. Al posto di seminare giustizia, che nelle nostre mani è spesso mischiata con il risentimento, seminiamo speranza.
La Speranza che può essere, in parte, un "postulato pratico" di kantiana memoria, ma che è anche un esercizio. Martha Nussbaum, una mente brillante del pensiero contemporaneo, si domanda come la speranza possa essere coltivata nelle nostre società:
Quali sono le scuole di speranza, ambienti della nostra vita che aiutano a essere speranzosi e che dovremmo promuovere e rafforzare? [...] la poesia, la musica e le altre arti; il pensiero critico; i gruppi religiosi tolleranti; gruppi di solidarietà attenti a promuovere giustizia in modo non-violento e dialogico; e le varie teorie della giustizia. (da "The Monarchy of Fear", mia traduzione)
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Maestà di Massa Marittima, A. Lorenzetti, dettaglio della Speranza |
La Speranza è simile all'ottimismo, ma è più solida, non più un brivido da imbarattolare, ma una pratica da esercitare. Quali pratiche di Speranza adottare per questo anno che viene? L'unico consiglio è che, senza dubbio, sperare viene meglio assieme.
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