Appunti dalla Peste. Non abbiamo sperato.

E' da settimane che mi arrovello su cosa sia la Speranza, spinto dalla certezza che questi appunti non potessero avere altro oggetto. La Peste, in questo piccolo e fortunato recinto del mondo, sta lasciando spazio all'estate e, piano piano, tornano i viaggi, gli abbracci, le lacrime e i baci. Torna tutto quello che in questi mesi abbiamo cercato di osservare su queste pagine. E' il tempo della speranza, perché, finalmente, sentiamo la più o meno solida certezza di un domani più luminoso. 
Mentre sentiamo la speranza non è facile coglierne l'essenza. E' una sensazione facile con cui misurarsi, soprattutto quando tutto intorno a noi, le giornate che si allungano e la curva che si abbassa, sembra suggerirci di rallegrarci. 

In questo anno così duro ho tenuto un libro quasi sempre con me, a mo' di talismano: il Fedro di Platone. E' un piccolo volumetto col testo a fronte, che ho comprato in una buffa libreria in Sardegna, che è abbastanza vecchio da avere il prezzo in lire e le pagine ingiallite. L'ho letto in un momento abbastanza strano, in quel momento, a cavallo tra l'estate e il nuovo anno, in cui il passato scivola via, come un fiume sui ciottoli. E tu sei quei ciottoli e ti pare che le cose rovinino via più che scivolare e piuttosto che sentire l'acqua nuova, un po' ti senti affogare. 



E' capitato, quest'anno, di vivere momenti in cui tutto sembrava perduto. La scuola in teledidattica, gli amici lontani, la fatica di mantenere gli impegni, difficoltà di salute - fisica e mentale. Ho portato sempre con me il Fedro perché era la prova che esiste, anche quando non la vediamo, la Bellezza. 
La Bellezza di un testo bellissimo, certamente, ma sopratutto la Bellezza della Verità - che sta incrollabile in questo mondo per richiamarci ad un ordine superiore delle cose. Questa è la dottrina platonica e, anche se uno la rifiuta, non può respingere l'aiuto che essa porta alle vicende umane: anche quando soffri, anche quando che tutto rovini via, quando ti senti incapace di cogliere una qualsiasi meraviglia in questo mondo, non temere, perché c'è tanta bellezza che non dipende da te, né dalle tue capacità. 

Sperare, allora, è portare sempre con sé una copia del Fedro. Credere che ci sia una bellezza più profonda rispetto al piano delle cose, rispetto a ciò che lo sguardo riesce a cogliere immediatamente. Portare questa credenza in ogni giornata, per cercare di far coincidere la nostra Speranza con le nostre azioni; lasciare che un credo inquieti il nostro vivere.
In questi anni mangiati dalla Peste non siamo stati all'altezza della Speranza. Non credo siamo stati abbastanza capaci di alzare lo sguardo verso una meta forse incomprensibile ma urgente, per aiutarci a sopravvivere nella crudezza dei tempi. Essere capaci non solo di sopravviverne, ma ostinarsi perchè la Peste, per quanto possibile, diventasse un'esperienza umana e non solo sanitaria. Siamo stati capaci di trascinarci, anche con intelligenti rocambolesche trovate, ma non di sperare. Sarebbe cambiato il modo con cui pensiamo la Peste, sarebbero cambiate, secondo me, le misure, riguardo soprattutto i bambini e i più deboli. Abbiamo scelto, colpevolmente, di vivere questi anni come un tempo sospeso, quando era la Peste la chiamata più vera per dare forma alla realtà secondo le nostre speranze. 

Raramente abbiamo praticato la Speranza, che è una forza vivicatrice e generativa, preferendole l'attesa. Trattenendo il fiato, cercando di non farci troppo male, ma incapaci di agire veramente. Forse non ne abbiamo colpa ma, obiettivamente, è mancata la capacità di progettare un mondo umano nella Peste, al netto delle inutili tavole rotonde sulle visioni post-pandemiche. Abbiamo saputo piangere su ciò che abbiamo perso e abbiamo cercato di scivolare verso il futuro. Il presente è stato il grande assente di questi due anni. 

Sperare, infatti, non può certo significare rifugiarsi in un mondo astratto. Non può essere stare chiusi in una stanza buia a leggere il Fedro, è, piuttosto, portarlo con sé, nella realtà. Sperare, penso sia capacità di sintesi tra intuizione della Verità e profondità di Vita. La Speranza si concrettizza, quindi, in velocità di azione, capacità di progettazione, audacia di costruzione. A noi sono bastate le chiamate su Zoom.


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