La Verna. Un nocciolo di silenzio.

E' passata qualche settimana dalla mia visita a La Verna. Non sono una persona dalla memoria affidabile. Ricordo molto bene, però, la sensazione che mi ha accompagnato durante la visita. 
La Verna è un eremo circondato da boschi, che svetta su di una roccia ripida. E' privo dell'ampiezza di certi monasteri "appoggiati" dall'alto, pare stare lassù come uno stambecco, non senza fatica. E' composto da edifici diseguali, in parte inglobati l'uno nell'altro, anche - credo - per ripararsi dal gran freddo invernale che stringe un monticello isolato. San Francesco ha trascorso a La Verna un momento assai buio, quasi al termine della sua vita, e vi ha ricevuto le stimmati. 
Nel luogo dove Francesco ha ricevuto le stimmati c'è una cappella. E' piccolina e sta arroccata sulla roccia. La parete di fondo è occupata da una Crocifissione di Andrea della Robbia, fatta di ceramica colorata. Ha un fascino onirico: c'è il Cristo e il suo corpo è azzurrastro o forse verdognolo, i capelli sono di un marrone chiaro, quasi arancione. Al lato una ricca cornice fatta di frutta e foglie. Lo sfondo è blu. Ci sono altre figure: degli angeli, molti, ad affollare il cielo che circonda la Croce; due figure in piedi in basso, una è la Vergine, l'altra è un San Giovanni di bell'aspetto - sta a collo all'insù. Ci sono poi altri due, inginocchiati. Tolto Gesù e qualche dettaglio, come il sole e la luna che si disperano in alto, tutto è blu e bianco, candido e purissimo.
Ho sostato qualche minuto davanti a quest'opera. Osservo tutto questo biancore e questa bizantina fermezza. C'è un nòcciolo di silenzio. I pensieri della madre, l'esperienza del Figlio di Dio, lo sguardo di Giovanni. Gesù, Giovanni, Maria vivono, nell'istante ritratto, amori definitivi e dolori abissali - non ne esce una parola. Cosa pensano, cosa sentono, mentre tutto sembra crollare, mentre qualcosa di completamente nuovo nasce. Forse la Madonna sente lontanissimo quel non temere, ora che il Figlio grida e muore. Giovanni è incredulo, non c'è più nessuno. Gesù è, forse, attanagliato dal silenzio del Padre - tutto si sta ricapitolando in lui - non riesco nemmeno a immaginarlo. Maria e Giovanni, probabilmente, colgono di essere alla svolta della storia umana. Gesù la compie, la fabbrica con le sue mani. Tutta questa apocalisse-creazione sta racchiusa in un cuore di silenzio. Volendo escludere la dimensione religiosa di questo avvenimento e prendendo Gesù Maria e Giovanni "solamente" come tre persone che vivono profondamente la realtà: non troverebbero mai le parole per dire quanto, in quell'istante, sia condensanto: il desiderio di una vita, una promessa, una rinuncia, il dolore di una madre e di un figlio. Cosa c'è da dire? 
Esco dalla Cappella. Pranziamo in un ristorante vicino al Santuario e andiamo via.  Per la strada l'autunno brucia gli alberi di rosso, arancio e giallo. Io e il mio amico parliamo delle nostre vite e delle scelte più o meno grandi. Le parole colgono le vette delle nostre persone. Ciò che siamo e ciò che desideriamo viene solamente intercettato, malamente condensato dalla parola. Mi racconta del primo amore, dell'impegno per un ideale. Io di qualche dolore passato, di qualche sogno. Intuiamo l'un l'altro, indichiamo una direzione, verso il centro. Diceva Celan che non c'è differenza tra una poesia e una stretta di mano. Ma la stretta di mano, e quindi la poesia, hanno a che fare con ciò che indica e incontra - mentre il vero soggetto sta ben più in là. Ripenso a quel San Giovanni, mi sembra sommessamente confuso, quasi incuriosito da questo improvviso tacere. Ascolto il mio amico e desidero avere un'espressione simile, mentre cerco di ficcare qualcosa di questa giornata nel mio silenzio.

Poco dopo ho finito di leggere Gli Amori Difficili di Italo Calvino. Dall'Avventura di un poeta

Capiva che quel che ora la vita dava a lui era qualcosa che non a tutti è dato di fissare a occhi aperti, come il cuore più abbagliante del sole. E nel cuore di questo sole era silenzio. Tutto quello che era lì in quel momento non poteva essere tradotto in nient'altro, forse nemmeno in un ricordo.

 




 

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